“Noi come STRONZI rimanemmo a guardare”
Uno sguardo amaro su un futuro che è già realtà.
L’ultimo film di Pierfrancesco Diliberto (in arte PIF) ci mostra come i giganti del web siano riusciti a influenzare e modificare le nostre vite più di quanto avremmo mai potuto immaginare!
Un film che fa riflettere e rabbrividire, il cui significato è racchiuso nel dialogo tra il protagonista Arturo e Giampiero, un anziano geometra il cui lavoro era apprezzato da tutti finché i condomini che amministrava non avevano deciso di affidarsi a un software. Ora Giampiero è costretto a vendere il suo corpo per diventare un ologramma acquistabile con una app. Vittima del sistema, come tutti i personaggi della storia, ha dovuto rinunciare alla dignità e alla libertà per sostenere un mondo virtuale che lo sta stritolando.
Giampiero, in poche parole, riassume l’essenza delle dinamiche che stiamo già vivendo oggi, ma che saranno ancora più evidenti nel prossimo futuro :
“Però Arturo, tutto questo non è giusto. Un domani magari le cose potrebbero essere peggiori di questo. E poi ancora peggio e peggio e peggio. Quando questo avverrà, perché avverrà, caro Arturo, noi che tutto questo peggio lo abbiamo visto crescere, ci domanderemo, che cosa abbiamo fatto per arginarlo ? E lo sai cosa ci risponderemo ? Che noi come STRONZI rimanemmo a guardare !!”
Una volta che il protagonista realizza l’assurdità della vita che sta vivendo, decide di scappare con la donna di cui si era innamorato virtualmente, per vivere con lei sentimenti reali, mettendo così in allerta il “sistema” distopico che stava inconsapevolmente alimentando.
Ma se la presa di coscienza del protagonista lascerebbe sperare in un possibile risveglio delle masse soggiogate dal sistema, il dialogo finale del giovane miliardario ( John ), CEO della fantomatica Big Tech Fuuber, fa capire che probabilmente è già troppo tardi per invertire e fermare questo processo.
John viene infatti informato della fuga dei due negazionisti, dalla sua segretaria: “John due dei nostri collaboratori hanno violato i nostri protocolli e stanno scappando”. Lui risponde così:
“Mi fanno quasi tenerezza, pensano di essersi liberati di noi. Ma sappiamo già quale compagnia aerea sceglieranno per tornare a casa, quale tariffa, quale posto. Sappiamo già chi contatteranno una volta tornati nel loro Paese, se lo faranno con un messaggio o con una chiamata.
Sappiamo di cosa hanno bisogno per essere felici e per essere tristi. Sappiamo per chi voteranno, perché conosciamo tutte le loro paure. E se non le hanno, sappiamo come procurargliele. Sappiamo anche che lavoro cercheranno. Noi sappiamo e sapremo tutto di loro. Il passato, il presente e il futuro.
E lo sai chi ci ha dato il permesso di accedere a questi dati ?
Voi, voi lo avete fatto.
Non siamo dei ladri. Abbiamo bussato prima di entrare nella vostra vita. Vi abbiamo chiesto se volevate condividerla con noi e avete scelto di metterla nelle nostre mani. Noi, grazie a voi, abbiamo costruito un impero. Siamo diventati miliardari.
E secondo voi saremmo disposti a rinunciare a tutto questo !?”
Trama:
Arturo, interpretato da Fabio De Luigi, ha da poco perso tutto. Fidanzata, lavoro, aspettative, sogni. Finché non gli si apre “l’innovativa” opportunità di diventare rider per Fuuber, in una realtà più attuale che mai in cui lo scenario distopico transumano si intreccia con una realtà fanta-green.
In un mondo che vive nel continuo paradosso di battersi per avere maggiori libertà, le persone lasciano che a decidere delle loro vite siano le App, sia nella sfera sentimentale sia in quella professionale.
I personaggi della storia sono come criceti che girano disperatamente nella ruota cercando di sopravvivere, soggiogati dal sistema economico che hanno colpevolmente contribuito a creare e alimentare, privandosi della identità e dei desideri più intimi.
Nel film troviamo riferimenti evidenti ad Amazon, Uber, Just Eat e alla Apple, soprattutto nella figura di Steve Jobs, uno dei progenitori del futuro iper tecnologico che sta cannibalizzando il mondo.